Durante la pandemia sono stati chiamati eroi e poi additati come untori, investiti da sporadici bagliori di riflettori mediatici; le persone che assistono spesso si rivolgono a loro definendoli degli angeli. Giorgia e Ivan pensano a sé stessi invece come lavoratori.
Sono infermieri, pronti ad affrontare il dolore ad ogni turno e a porvi rimedio, con la loro empatia ma soprattutto grazie alle proprie competenze e specializzazioni, a cui non viene attribuito un adeguato riconoscimento, né economico né simbolico.